Urbino (PU) - Marche - Italia

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Urbino è un comune italiano della provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche.
Fu uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano, di cui conserva appieno l’eredità architettonica. Dal 1998 il suo centro storico è patrimonio dell’umanità UNESCO. Data la sua importanza, la città è ricordata nella serie di sculture del Vittoriano, dedicate alle quattordici città nobili dell’Italia unita.

Nel 90 a.C. la lex Julia concesse la cittadinanza romana agli Umbri, uno tra i pochi popoli alleati a non aver aderito alla Lega italica; fu in quel periodo che, per consentire ai nuovi cittadini di poter beneficiare dei diritti acquisiti, i principali centri umbri al di qua degli Appennini vennero trasformati in municipia: Urvinum Metaurense venne aggregato alla cittadinanza con l’iscrizione alla tribù Stellatina. Pur citata da diversi autori latini, la città non è stata protagonista di alcun episodio storico importante nell’età antica (se si esclude l’esecuzione di Fabio Valente nel 69 d.C., che contribuì a indebolire ulteriormente il fronte vitelliano). Il primo avvenimento storicamente rilevante risale a dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, quando, durante la Guerra gotica del VI secolo, venne conquistata dalle truppe imperiali comandate da Belisario nell’inverno del 538, costringendo alla resa la guarnigione ostrogota guidata da un certo Moras. Nel 542 la città fu però riconquistata dai Goti, che con il re Totila erano passati alla riscossa, salvo poi tornare in mani imperiali con la definitiva sconfitta gota.

In età bizantina (dal VI all’VIII secolo) fece parte della Pentapoli annonaria (o montana), suddivisione dell’Esarcato d’Italia. Dovette diventare sede vescovile molto presto, ma il primo vescovo di cui conosciamo il nome (Leonzio) visse all’epoca di Gregorio Magno. Fu brevemente occupata dal re longobardo Liutprando e poi nuovamente da Astolfo; il re dei Franchi Pipino il Breve incluse Urbino fra i territori sottratti ai Longobardi da lui ceduti nel 754 al Patrimonio ecclesiastico (Promissio Carisiaca). Comunque, il dominio pontificio fu per diversi secoli puramente formale e non effettivo, e per di più fu contrastato dall’Impero, anch’esso rivendicante (e detenente) il controllo della zona (malgrado gli imperatori avessero più volte riconfermato – nel 781, 817, 962 – la donazione dell’area alla Chiesa). Nel corso del XII secolo le tradizioni indipendenti e autonome dell’antico municipio si espressero nell’istituzione della forma di governo comunale, come avvenuto nel resto dell’Italia centro-settentrionale. Secondo alcune fonti, nel 1155 il Barbarossa concesse brevemente Urbino in vicariato imperiale al conte Antonio di Montefeltro; tuttavia, gli storici attuali ritengono che tale Antonio non sia mai esistito e che la sua figura sia stata inventata nel XIV secolo (durante il governo di Antonio da Montefeltro) per dare un fondatore alla casata e giustificare il dominio feretrano su Urbino (proiettandolo quasi un secolo prima del suo effettivo inizio).

La signoria dei conti di Montefeltro
Nel 1202 il comune cadde sotto l’influenza di Rimini, che perseguiva una politica di espansione e di egemonia nella zona; prova di questa dipendenza è che Urbino mandò milizie in aiuto dei Riminesi nella loro guerra contro Cesena (1216). Nel 1226 (ma secondo alcune fonti già nel 1213 l’imperatore Federico II concesse Urbino in vicariato ai conti di Montefeltro (Buonconte e Taddeo) ma, vista l’ostilità degli Urbinati, tale ingiunzione imperiale rimase momentaneamente lettera morta. Per sbloccare la situazione, i due feretrani si sottomisero, coi loro feudi, al comune di Rimini, ottenendone la cittadinanza (1228); con ciò speravano di ottenere l’appoggio riminese nelle loro pretese su Urbino. Quest’ultima, già sottomessa all’egemonia di Rimini, doveva contemporaneamente affrontare (oltre ai conti di Montefeltro) anche l’espansione tifernate nella Valmetauro, che gradualmente stava annettendo parti del contado urbinate. L’impotenza e la scarsa importanza di Urbino in quest’epoca è provata dal fatto che Rimini e Città di Castello siglarono un accordo con cui si spartivano il contado urbinate in aree di egemonia. Nel 1234 i Riminesi e i Montefeltro riuscirono ad ottenere l’appoggio del rettore imperiale di Romagna, Carnevalario di Pavia, costringendo Urbino ad accettare finalmente la signoria feltresca. Salvo alcune interruzioni (nel 1285-1294, 1322-1324, 1368-1375 e 1502-1503) tale signoria sarebbe durata fino all’estinzione della dinastia (nel 1508).

Fonte: Wikipedia

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Di RCvideo

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