Pisticci in provincia di Matera - Italia

Pisticci in provincia di Matera - Italia

Pisticci è un comune italiano della provincia di Matera in Basilicata.
I primi insediamenti in territorio di Pisticci risalgono al X secolo a.C., ad opera degli Enotri, e sono testimoniati da diverse necropoli.
Successivamente l’area venne colonizzata dai Greci e Pisticci divenne un importante centro del territorio di Metaponto. Tra il V e il IV secolo a.C. vi visse e operò il cosiddetto Pittore di Pisticci, primo ceramografo italiota ad aver adottato in Magna Grecia la produzione di vasi a figure rosse.
Dopo la sconfitta di Taranto, Pisticci passò sotto la dominazione romana e diventò un importante centro agricolo.

Intorno all’anno 1000 i Normanni costituirono il feudo di Pisticci, posseduto in successione dai Sanseverino, dagli Spinelli, dagli Acquara e dai De Cardenas. Sempre nello stesso periodo, i Benedettini fondarono il cenobio di Santa Maria del Casale, poco distante dall’abitato, sui resti di un antico insediamento basiliano.
Nel 1565, in una località che dopo prenderà per questo il nome Scannaturchi, si combatté una battaglia tra pirati Saraceni e un manipolo eterogeneo di pisticcesi, professionisti, chierici e contadini. In quei decenni le invasioni dei pirati furono molto frequenti e per questo venne costruita, nel territorio metapontino, una rete di torri di avvistamento.
Nel Seicento l’abitato contava circa 5000 abitanti[8] e comprendeva i rioni Terravecchia, Santa Maria dello Rito (oggi Loreto), Osannale, Santa Maria del Purgatorio e Casalnuovo. Nel 1656 Pisticci fu risparmiata dalla peste che imperversava nel Regno di Napoli e che aveva fatto strage nei paesi vicini; molti videro San Rocco sopra la parte più alta del paese nell’atto di benedirlo. Per essere stati risparmiati dalla peste, i pisticcesi lo proclamarono patrono[9].
La notte del 9 febbraio 1688, a seguito di un’abbondante nevicata, una frana di enormi proporzioni fece sprofondare i rioni Casalnuovo e Purgatorio, causando circa 400 morti. Dopo la frana la popolazione rifiutò l’offerta del conte De Cardenas di spostare l’abitato più a valle, dove sarebbero state costruite nuove abitazioni, ma in cambio gli abitanti avrebbero dovuto pagare tasse supplementari al conte. Sul terreno della frana furono quindi costruite 200 casette in filari, tutte uguali, bianche, a fronte cuspidata. Il nuovo rione prese significativamente il nome di Dirupo, a ricordo della frana.
Durante la breve esistenza della Repubblica Napoletana del 1799 la città, dal punto di vista amministrativo, fu un cantone del dipartimento del Bradano retto dal commissario governativo Nicola Palomba.
Nei primi anni dell’Ottocento fu particolarmente cruenta l’azione del brigantaggio in tutto il territorio, difatti, intorno al 1800 gli attacchi di brigantaggio nel territorio lucano e pisticcese si fecero sempre più frequenti. Una di queste bande era quella del feudo di Policoro, composta da 100 uomini e capeggiata da Nicola Pagnotta. Nel Febbraio 1808 venne mandata una ambasceria allo scopo di informare i cittadini dell’arrivo della compagnia di briganti a Pisticci offrendo in dono al popolo un vessillo borbonico. Il comandante della Guardia Civica, Don Pietro Latronico rifiutò la proposta e si accinse a difendere il paese. Al suo arrivo, molti cittadini si fecero ingannare dal brigante, che diceva di offrire loro molte risorse e protezione, e lo accolsero a braccia aperte contrastando la stessa difesa organizzata dalla Guardia Civica. Molto presto si rivelarono le vere intenzioni dei briganti che cominciano a fare razzie in tutto il paese, donne e bambini non sono rispettati e molti saranno i cosiddetti traditori del paese, che aiutarono i briganti ad entrare nel paese ormai messo a ferro e fuoco dalla Compagnia di Pagnotta, che finite le razzie andarono via da Pisticci. I cittadini subirono poi l’attacco delle truppe francesi, poiché considerati come traditori della Guardia Civica e delle truppe Borboniche, che chiesero come risarcimento un tributo di 800 ducati per ogni cittadino. Sulla fine del Brigante Pagnotta si racconta che fu tradito dalla sua amante e catturato dalla Guardia Civica per poi essere condannato a morte. La leggenda narra di una distribuzione del suo corpo nei paesi da lui stesso razziati e colpiti e al territorio pisticcese giunsero le sue gambe deposte nella località sottostante la chiesa della Concezione, attuale Contrada Pagnotta.
Nel 1808 fu soppresso il regime feudale e nel 1861, entrata a far parte del regno d’Italia, Pisticci diventò municipio e il primo sindaco fu Nicola Rogges. A cavallo tra l’Ottocento e il Novecento si ebbe la prima grande ondata migratoria, soprattutto verso le Americhe.

Fonte: Wikipedia

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Di RCvideo